Napoli, 31 luglio 2014 – Ivan poteva essere soccorso. Ivan poteva essere portato a riva, aiutato. Forse, poteva essere salvato. Forse. E’ un’ipotesi contenuta in un fascicolo aperto dalla Procura di Napoli sulla morte di Ivan Iazzetta, 13 anni da compiere, morto nelle acque della Rotonda Diaz. L’ipotesi è omicidio colposo, inchiesta al momento aperta contro ignoti. Nel frattempo, si ricostruiscono le ultime ore di vita del ragazzino. Morto nello specchio d’acqua sul tratto più bello, la coda del Lungomare Caracciolo, all’altezza della Rotonda Diaz. Ivan Iazzetta era in compagnia di due dei suoi tre fratelli, Luigi e Salvatore, e di altri amici. Si è voluto aggregare anche lui al gruppetto partito da Afragola, senza dir nulla ai genitori, per raggiungere il mare a costo zero: Mappatella Beach, com’è meglio noto da sempre questa lunga porzione di spiaggia. Un tuffo, poi un altro. Poi le nuotate. Un giro d’occhi e di Ivan non c’era più traccia. L’hanno cercato a lungo, il fratello e gli amici, l’hanno fatto chiamare utilizzando l’impianto di amplificazione di un palco montato in strada poco distante. Hanno provato anche nella villa comunale, nella speranza che si fosse allontanato proprio perché si era stufato di starsene a guardare, lui che non sapeva nuotare. Dalla spiaggia, qualcuno ha fermato una pattuglia. Sono scattate le ricerche. Dal commissariato San Ferdinando la segnalazione ha raggiunto la Guardia Costiera. Il corpo di Ivan, senza più un alito di vita, era a poche decine di metri dalla riva, dove l’acqua è profonda non più di un metro. Vano ogni tentativo di rianimarlo. Ad ucciderlo potrebbe essere stata una congestione. Pare infatti che poco prima di tuffarsi, il ragazzino avesse mangiato un panino. Lo stabilirà l’autopsia. Ma forse, nonostante il malore, poteva essere salvato. E questo lo stabiliranno le indagini.
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